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17 novembre 2014 1 17 /11 /novembre /2014 10:25

 

 

a cura di Ninnj Di Stefano Busà

 

Abner Rossi vive a Firenze dopo aver trascorso diversi anni in Liguria. E’ un autore teatrale, poeta, regista ed insegnante in diverse scuole di formazione teatrale. Come autore ha scritto più di trenta opere originali. Inoltre scrive poesie (com'è solito dire, per evitare di ammettere che è un poeta vero). Pochi giorni fa è uscito il suo libro di Poesie dal titolo “Ascolta il vento”. In teatro ha collaborato con G. Albertazzi, Omero Antonutti, Anna Maria Castelli etc. Ha scritto i testi del Recital del Premio Oscar Luis Bacalov “La Meravigliosa avventura del Tango”. Particolare successo ha recentemente ricevuto il suo lavoro originale di Teatro-Canzone dal titolo “Se io ho perso…chi ha vinto?” dedicato a Giorgio Gaber ed interpretato dalla cantattrice Anna Maria Castelli. Per la sua pregressa attività politica è anche un importante commentatore delle vicende politiche nazionali ed internazionali, soprattutto di politica economica.

 

Nel tuo nome, Maria,


ho trascorso gli inverni,


l’assottigliarsi dell’anima,


le dispersioni di luce.

 

Nei tuoi occhi


ho cercato gli azzurri


e i crepuscoli precoci,


le altezze di cieli stranieri,


conoscenze troppo intense

per un unico individuo.

 

Mi sono infine arreso alle nuvole,


ai mutevoli venti, alle stagioni,


a tutto ciò che conclude un ciclo


e finisce per poter generare.

 

Nel tuo nome, Maria,


ho scoperto le mie preghiere,


sulla tua bocca, il fuoco,


nel suono delle tue parole


la mia musica preferita.

 

Nelle tue grida notturne

la pace.

 

Abner Rossi

 11 nove 2014

 ********     

 

 

7 novembre - anniversario della nascita di mio padre.

Per mio padre in sogno

Adesso sei soltanto somiglianze,
gesti che ho copiato chissà quando,
stessi modi di sorridere e pensare,
un modo di guardare un po’ distratto,
atteggiamenti spontanei, nostri,
incontrollati.

Piangevo stanotte lacrime dovute,
mai versate per te, nemmeno in sogno.
Lacrime da tanto tempo attese
e che credevo perse.

Appuntamento preso non so quando.

Attesa.

Singhiozzavo nel sonno
come da sveglio non mi è mai riuscito,
ero stupito di esserne capace.

Singhiozzavo come quando
promettevi qualcosa che dimenticavi.

Ormai son sette anni che sei morto
e le lacrime sono uscite all’improvviso,
con il mio stile, sempre un po’ in ritardo.

Certo, ci siamo visti sempre poco,
ma lo sapevo che mi amavi tanto.

Si chiama amore anche tra noi due?
Il problema non è che sei partito:
io ero lì, l’ho visto che la vita trascorsa
ti bastava, l’ho visto bene che volevi andare.

Il problema è quel taglio netto,
il fatto che decidi, parti e io resto.
Il problema è l’improvvisa fuga
e il non luogo dove sei andato.

Il problema è che ti ho visto andare,
prendere una strada nel silenzio,
una strada che non torna indietro,
all’infinito, senza incroci e curve.

Ma forse è proprio questo strano sogno
il primo incrocio, il nostro primo incontro,
il primo appuntamento che ti ho dato.

Non ti trattengo, non ti voglio fermare,
non è da noi, riflettere, fermarsi,
indietreggiare.

Come tu sai, non ammettiamo intralci,
è stata la prima tua regola che ho assunto.

Ed ho scoperto che sei vivo ancora,
se è vero che anche i sogni sono vita,
quella più vera, quella più profonda.

 

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