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23 ottobre 2014 4 23 /10 /ottobre /2014 08:26

 

a cura di Domenico Pisana

 

Testo poetico di forte intensità semantica, dove l'interiorità si trasfigura con il ricoroso a lemmi ("carne", "fuoco", "turbinio", "guizzo") protesi a far risaltare il circuito di meditazione lirica sullo svuotamento della memoria e il divenire esistenziale dei giorni. La Di Stefano Busà raccoglie i frammenti di una umanità stanca ove l'uomo raggomitola le proprie stagioni , lasciandosi attraversare più dall'inverno che dalla primavera, più dalle tenebre che dalla luce. Ogni parola del testo è portatrice di un metalinguaggio che apre orizzonti di bellezza e di riflessione, ricamati da quel climax entro cui è strutturata la lirica( "si mostra", "si tende", si scioglie" ) e da quell'"oltre" che rimarca la dialettica tra terrestrità e trascendenza. Davvero un bel testo! Complimenti!

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