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30 gennaio 2011 7 30 /01 /gennaio /2011 14:58

di Ninnj Di Stefano Busà

 

Il primo passo per un nuovo assetto strutturale sta nel documento programmatico per la costruzione del fronte federalista presentato dalla Lega. Esso  prevede la messa in opera di un decentramento che sconvolgerà i vecchi parametri cui siamo abituati, per delineare la nuova geografia federalistica in seno ad una Italia che fa acqua da tutte le parti: un disegno quello della Lega e del partito di destra dell'attuale Governo che vede impegnati sul fronte comune il PDL e la Lega in una progettualità di lineamenti più decentralizzati e moderni, più a misura regionale, più garantisti e autonomi dal punto di vista delle ragioni economico/strutturali, sociali e storiche del territorio. Un paese come l'Italia non può viaggiare a due velocità: il Nord progressista che traina  il Sud assenteista e assistenzialista, trascinato a viva forza dalla parte più diligente e avveduta e modernizzata del Paese. Anche il Sud, sono certa, saprà fare la sua parte, non sarà quella palla al piede che si vuole fare apparire.

Un Sud assistenzialista non ha più motivo di esistere entro i confini di uno Stato moderno. La ritrutturazione deve passare dai Comuni e dalle Province, ma, è bene che lo si sappia, avrà un costo e la manovra di differenziazione vede il paese allinearsi pro e contro questo evento storico, che dovrebbe trovare invece tutti d'accordo nel portare avanti un programma che unifichi la dignità e la parità dei diritti di ogni regione d'Italia, allineandola a "livello locale" a quelle Province (cosiddette) più abbienti che si riconoscono oggi sulla mappa più avveduta del territorio, gestendo in maniera qualitativamente più avanzata le sostanze e l'economia proprie di ogni Regione. E' come se in ogni famiglia si comminciasse a pensare di gestire il bilancio in casa propria, senza paventare o surrogare aiuti assistenzialistico/surrentizi da parte di Chicchesia e soprattutto del Governo centrale (che ha tutta l'aria di un accentramento antropomorfico, senza voler considerare le cause e le ragioni diversificate da un luogo all'altro, da una popolazione all'altra: una centralità anamorfica, immobilizzata entro criteri strutturali arretrati, inchiodata a situazioni di privilegio ormai obsoleti e quasi dannosi per il progresso,  statalizzante, che registra episodi di stagnazione e di malavita che superano il livello di guardia e bloccano il processo costruttivo di una ricchezza autoctona, da cui ci dobbiamo staccare, se vogliamo progredire, svilupparci, allinearci alle altre Nazioni dell'area euopeistica. Non può e non deve il Governo centrale farsi carico di tutto il territorio, niente si può immaginare di più sbagliato che far gestire l'economia di un Paese da terzi, (intendendo per terzi, coloro che non sono del territorio, che non conoscono, le ragioni, le matrici, le radici, le necessità, la storia locale e le esigenze socio culturali). Ognuno, nel proprio ambito di Provincia o Comune può essere più o meno spendaccione, o sprecone, o parsimonioso, oculato, equilibrato, coscienzioso del bene pubblico, della propria autonomia di rappresentare un bene comune con la stessa solerzia e pulizia morale di quello familiare.

Fino ad ora sono state spese cifre iperboliche per riempire vuoti di intelligenza e di correttezza  nel condurre le istituzioni parastatali: disfunsioni, squilibri di gestione, malavita, peculato, sono all'ordine del giorno, con il peggior risultato per un'Italia del Terzo Millennio che trabocca di espedienti, di surrentizie amministrazioni, di mafia, di malaffari.

E' TEMPO DI MODIFICARE QUESTA SORTE INIQUA.

E' NECESSARIO UN SALTO DI QUALITA'.  

E' ESSENZIALE  MIGLIORARE E REGGERE IL CONFRONTO CON GLI ALLEATI EUROPEI, non farsi sempre collocare, sulla scala dei valori, all'ultimo posto in classifica. E' tempo di modernizzarsi, di ricrearsi un alone di moralità, di rispettabilità, di efficienza.

E' TEMPO CHE OGNI REGIONE D'ITALIA SI GOVERNI LE PROPRIE SOSTANZE NELL'AMBTO DEL SUO STESSO CONFINE, senza stravolgere, senza debordare, senza trascinare in un piano inclinato che porta tutti alla rovina. Ogni Ente locale, ogni Amministrazione si renda responsabile, sia vigile alle proprie problematiche, si autodefinisca all'interno delle proprie condizioni socio/culturali, sanitarie, amministrative, geografiche etc.

Da questo primo passo può innescarsi la rinascita e il nuovo orientamento dell'Italia che potrà contare sulla competitività come reazione immediata, perché è più facile per le imprese d'Oltralpe investire in luoghi dove il potere non è solo statalista, perché è giusto che L'italia, finalmente, abbia i suoi principi sacrosanti di libertà vera, non di sottomissione né di adattamento ingeneroso e qualche volta calunnioso sulla propria condotta. 

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