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19 agosto 2012 7 19 /08 /agosto /2012 18:28

di Ninnj Di Stefano Busà

 

Quando si parla di inutilità della Poesia bisogna fare riferimento ad alcune domande che ci si pone in presenza di essa.

E' utile? e per chi? se ne potrebbe fare a meno?

E' presto detto: la poesia pare non essere utile quasi certamente se si intende dal lato speculativo del guadagno e di mercato, (verba non dant panem), allora, sì, la poesia non ha alcun senso, né diritto di esistere, perchè essa è la meno adatta a far diventare ricco chicchesia - non è necessaria -  perchè non rende denari, ai fini di una speculazione redditizia vale ancor meno, mal si adatta a interessi spiccioli e a miserabili brame, perchè essa origina in interiore e appartiene all'essenza spirituale, a giustificazione del senso distintivo dell'uomo che ne interpreta la sigla di un linguaggio in cerca del suo indefinibile segno, di quella luce che lo determini come soggetto nel processo ontologico di criteri selettivi alti.

Ma la poesia non è mai vuoto di senso, vuoto di significati, perché testimonia la vita stessa, la sua matrice più ricca e nobile, delineando il volto più umano e il tratto valoriale di ogni individuo.

La sua apparente inutilità viene circoscritta al fatto che non tutti la comprendono, e questa potrebbe essere la ragione di un suo rifiuto.

La sua presenza denota invece sentimenti alti, sensibilità e ingegno, si avvale di un linguaggio che nel traurre la gamma dei valori e della coscienza umana, s'inserisce nella storia come patrimonio inalienabile delle sue qualità più elettive.

 

Ogni criterio logico o no, fa capo ad un Ente, ad un segnale di milizia terrena che combatte l'impietosa sostanza materica del tempus fugit, che non è solo cronologico transito temporale, ma visione di un tracciato in funzione di "qualità" nell'azione coinvolgente di una difesa contro la morte.

Non solo per il continuo e lacerante equivoco che s'instaura tra noi e il nulla, tra noi e la verità, ma perché attraverso la poesia si va a instaurare un meccanismo che si autodefinisce e si connota come coraggio di restituire alla vita la luminosità più vera e la sua più alta configurazione di riscatto.

 Una riflessione è d'obbligo, dunque, quando si parla a sproposito sulla poesia, perché essa non è vanità della parola, ma tentativo di recuperare l'interezza entro un ordine delle cose in cui si configuri come atto liberatorio di una umanizzazione che segna ogni destino e riesce a raggiungere un momento ascensionale nella lotta tra sé e il nulla.

 

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