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18 settembre 2013 3 18 /09 /settembre /2013 17:13

di Ninnj Di Stefano Busà

 

 

Il romanzo N. (Einaudi, 2000) ricostruisce un colosso della Letteratura moderna: i trecento giorni di Napoleone all’isola d’Elba, dal maggio 1814 al febbraio 1815, sono il tempo dell’apparente rinascita/riscatto di Napoleone visto e ambientato attraverso gli occhi di un letterato locale che diventerà il suo bibliotecario personale.  Ferrero è uno storico che ama condurre storie di personaggi importanti, personalità che hanno il valore e l’aura di essere “miti” della Storia. Lo scrittore è attratto dalla loro forza, dal loro prodigioso acume, dalla loro inesauribile volontà di passare alla storia da eroi.  Ancora una volta un personaggio “fuori dal comune”, il primo eroe dell’età moderna, destinato ad alimentare un mito che non tramonta, e che il romanzo di Ferrero analizza criticamente e moralmente, riuscendo a trarre dal suo carisma personale una fonte inesauribile di notizie, di raffronti, di temi che mettono direttamente al centro la celebrazione del piccolo corso divenuto attraverso un raffinato percorso individuale un eroe dei tempi moderni.

Con quest’opera lo scrittore  vince il Premio Strega 2000, il Premio della Società dei lettori di Lucca e il Premio Alassio. Un autore per l’Europa. Nell’agosto 2000 Portoferraio conferisce a Ferrero la cittadinanza onoraria. .N. è stato tradotto nelle principali lingue europee. Nel 2006 Paolo Virzì ne ha tratto liberamente il film con Daniel Auteuil ( che interpreta Napoleone), Monica Bellucci (nella parte della Baronessa) ed Elio Germano (Martino).

Ma certamente non sono tutti i premi attribuiti allo scrittore a determinare il grande successo dell’autore.

N. resta un romanzo a sfondo storico di grandissima rilevanza.

Ernesto Ferrero ha saputo celebrarne la drammatica biografia, inducendo al personaggio i pregi, ma anche i difetti dello statista che vive fino in fondo il clima violento di una rivoluzione francese ormai al suo culmine e che esiliandolo all’isola d’Elba lo depone da un potere anche filostorico e drammaticamente visionario di un’epoca e di un avvento antropologico di questo complesso personaggio che ha dominato la scena politica della Francia dal suo fulgore, al suo declino.

Vi è dentro questo romanzo l’archetipo di una corrente che vede nella rivoluzione la fine dell’imperialismo napoleonico e ne fa la ragione di un riscatto morale, oltre che sociale d’oltralpe.

Ernesto Ferrero ne ha saputo trarre le fila, trovare le prospettive, le angolazioni anche psicologiche che ne hanno determinato il declino e la fine ingloriosa. Il tutto condito in modo superlativo. È un libro che, pure se apparentemente sembra riportarci al determinismo/decadentismo di un processo storico inequivocabile, contiene al suo interno “verità” che sono pietre miliari nella trama del romanzo e ne denotano la raffinata partitura e il talento narrativo-logico  oltre che il linguismo eccezionale del suo autore.

 

 

                                                                          Ninnj Di Stefano Busà

 

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