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29 novembre 2011 2 29 /11 /novembre /2011 10:49

di Ninnj Di Stefano Busà

 

INGREDIENTI: 2 zucchine, 200 gr. di ricotta, 100 gr. di parmigiano grattugiato, 1 confezion di besciamella pronta (o fatela voi), 4 foglie di basilico, 300 gr. di lasagne verdi, fresche (al banco-frigo di ogni supermercato), 1 noce di burro, olio extravergine di oliva, sale pepe, noce moscata.

 

Lavate ed eliminate il torsolo alle zucchine, senza sbucciarle, affettatele a dischetti e fatele friggere finché sono leggermente dorate in una padella antiaderente con l'olio bollente, aggiustatele di sale. Ponetele in un mixer con la ricotta, la noce moscata, il sale e il pepe. Frullate e fate una salsa verde per condire le lasagne. Nel caso risultasse troppo densa, allungate la salsa con un goccio di latte.

Sistemate in una teglia antiaderente spalmata di burro il primo strato di lasagne lessate, scolandole con la schiumarola non appena vengono a galla (2 minuti), condite con la salsa ottenuta, cospargete di besciamella e parmigiano, alternate gli altri strati allo stesso modo, (3 in tutto) e ultimate con abbondante parmigiano e qualche fiocchetto di burro sull'ultimo strato. Mettete in forno preriscaldato a 180° per 10/15 minuti (a seconda il tipo di forno). Deve avere sopra una leggera crosticina, lasciate rassodare qualche minuto e servite.

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29 novembre 2011 2 29 /11 /novembre /2011 08:33

di Ninnj Di Stefano Busà

 

INGREDIENTI: 50 gr. di emmenthal grattugiato, 50 gr. di pecorino grattugiato, 50 gr. di parmigiano grattugiato, 2 cucchiai di provola affumicata grattugiata, 2 cucchiai di pangrattato, 200 gr. di ricotta (di grana consistente), 2 tuorli d'uovo+1 uovo intero, 2 prese di noce moscata, 2 rametti di prezzemolo, olio rxtravergine di oliva, 1 cucchiaio di farina, sale e pepe, 2 cucchiai di pangrattato per friggere..

 

In una terrina impastate la ricotta con i formaggi, aggiungete i tuorli, il sale, il pepe, la noce moscata, il pangrattato, il prezzemolo tritato e mescolate bene tutti gli ingredienti. Formate delle polpette grosse come noci, passatele prima nella farina poi nell'uovo sbattuto e infine rotolatele nel pangrattato. Fatele friggere in abbondante olio bollente. Lasciate sgocciolare su carta assorbente l'unto in eccesso e servite calde.

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28 novembre 2011 1 28 /11 /novembre /2011 16:27

di Ninnj Di Stefano Busà

 

UNA VERA SPECIALITA', SQUISITA ED ECONOMICA. PUO' FARE DA ANTIPASTO, DA CONTORNO ETC.

 

INGREDIENTI: 1 kg di cipolle rosse di Tropea, 200 gr. di zucchero, 1 presa di sale, mezzo bicchiere d'olio extravergine di oliva, 1 bicchiere scarso di aceto bianco di vino.

 

Sbucciate le cipolle, affettatele sottilmente e lasciatele asciugare un'ora distese su un tovagliolo o su carta assorbente da cucina. In una larga padella antiaderente fate scaldare l'olio e versatevi il trito di cipolle. Fatele cuocere lentamente, mescolandole di tanto in tanto, finché appaiono morbide. Aggiustate di sale,(1 pizzico) versate lo zucchero e l'aceto e mescolate bene, finché si sia del tutto disciolto. Fate raffreddare il composto e riponete la marmellata di cipolle in barattoli di vetro piuttosto piccoli. Ricordate che una volta aperto il barattolo bisogna consumarlo. 

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25 novembre 2011 5 25 /11 /novembre /2011 15:29

a cura di Nazario Pardini

 

Il sogno e la sua infinitezza, prefazione di Walter Mauro, Editrice Tracce, Pescara 2011

 

"Chiedevo cattedrali, tatuaggi d’oro

alle mie sere di gemme vive.

E ogni giorno rifondeva in me quella luce

chiara e senza vento,

quell’azzurra bellezza del ramo nudo

in geometria d’abbracci.

Poeta e madre, miracolo di splendore

il fuoco a mendicare l’invisibile/...(

 

Scrivere di poesia di fronte ad un testo di Ninnj Di Stefano Busà, è impegnativo e al contempo stimolante. Impegnativo in quanto la Di Stefano ha avviato, superato, maturato stili, modi e congegni tecnico-strumentali attraverso una evoluzione costante e strettamente legata al suo indirizzo, e alla sua carta d’identità. Per tutto questo è impegnativo, perché non abbiamo a che fare  con un testo a se stante, avulso da un insieme,  ma con un’opera legata ai significati e ai significanti del percorso artistico della scrittrice: deve essere contestualizzata in tale percorso; compito complesso che equivale a frammentare, ricomporre, e studiare, riducendola a dimensione umana, una parola che ora ci parla di vita ed ora di quello che la vita non è, o dovrebbe essere, ed ora di quello che l’uomo si chiede della vita e dalla vita, dei quesiti che si pone, irrisolvibili, o metabolizzati non come risolutivi, ma anche umanamente accettabili, in quanto parte del substrato della nostra esistenza. E tutto con lo stesso afflato con cui l’autrice crea. Significa entrare nel suo mondo complesso e variegato, studiarne gli elementi portanti uno ad uno senza perdere il filo sottile che li unisce e li riporta alla parola lisciata, adattata, sforzata e slargata a copularsi con un sentimento di appagamento della poetessa in quanto madre, ma anche col pathos di essere umano, contaminato dalla coscienza di precarietà con tutte le sue tensioni. Un mondo, quindi, intenso e articolato, nella sua ossimorica complessità, che non si accontenta, sempre, della semplice parola, mai del tutto sufficiente a delinearne i tratti che sanno anche attingere dall’oltre umano.     

         Ed è stimolante. Sì!, stimolante, per la ricerca che l’autrice attua del verbo, senza eludere la spontaneità, nelle sue invenzioni sonore e comunicative, verbo che sempre al confine  tra suggerimento e traslato, fra preannuncio epifanico ed invenzione allegorico-suggestiva, tiene il lettore in sospeso tra moduli personali e coinvolgimenti oggettivi, partoriti da un’anima cosciente del fatto di esistere. Stimolante è proprio il nocciolo della sua poesia, la ricchezza umana che lo nutre,  la compattezza e l’equilibrio fra il suo dire e il suo sentire.   E ci convincono, soprattutto, la funzione descrittiva e lo scavo analitico-psicologico di una tensione volta a tradursi in involucri di patrimoni interiori ed esistenziali.

         Già il titolo di questa plaquette, pregna di motivazioni intense e aspirazioni umanamente fragili, come fragile e fuggevole è la vita, non sottintende, forse, quella necessità infinitamente terrestre di vivere il mondo anche come sogno, perché il sogno stesso è vita? e nello stesso tempo aspirare all’amore come totalità, e nirvana edenico di una infinitezza la cui substantia è il sogno stesso? 

         Ed è nella volontà di tenersi stretto “il rosso incandescente dei papaveri” o “il bianco paziente dell’estate” per annullare il senso del folto invernale, che la Di Stefano rafforza, sì, il senso dell’amore con oggettivazioni visive e concrete, ma in quella volontà aspira anche ad una fuga verso l’inarrivabile per fare di questo mondo un trampolino di lancio verso l’infinitezza dell’essere umani oltre l’umano.

         E se “In un vento di ebbrezza e struggimento / fugge via l’odorosa rosa…” come fugge via il profumo della vita, “in quel profondo vivere c’è la sostanza del destino, / il tempo vagheggiato / in cui murare ogni bene perduto”. E’ qui, io credo, il discorso più pieno della scrittrice, quello più vicino al senso dello spazio ristretto di un soggiorno: murare nella mente e nel cuore i beni supremi della vita, perché sono proprio la memoria e la coscienza di esistere le uniche armi per sconfiggere il senso del nulla, ed è  proprio la memoria delle grandi occasioni o delle piccole cose a produrre il terriccio indispensabile al nutrimento del dire poetico, elevazione suprema e, perché no, infinitezza a cui aspira la “deficienza” umana.

                                                                                                      

     Nazario Pardini                                                                                              Arena Metato 24/11/2011

 

 

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21 novembre 2011 1 21 /11 /novembre /2011 15:07

di Ninnj Di Stefano Busà

 

Mi pare di essere in un film di "guerre stellari": un tempo erano i carri armati a distruggere i paesi, oggi si fa la guerra tecnologica con il logoramento dei mercati azionari coi Bund e i Btp, con gli spread, (parola ostrogota, un tempo sconosciuta) si fa coi differenziali, con i "fondamentali" cercando di indovinare ogni giorno un paese diverso da colpire, Una sorta di tiro al piattello, chi cade cade...Così la Grecia, l'Irlanda, il Portogallo, la Spagna, l'Italia, prossimamnete (la Francia) si ventila la Polonia, vacillano sotto la sferza dei rendiconti finanziari dettati dai potentati europei.

E' la nuova guerra dei "paperoni", dei pescecani, dei banchieri senza scripoli, la rivincita dei paesi emergenti, delle grandi Banche del pianeta ad avere la meglio sulle economie più deboli e fragili, sulle strutture non ben organizzate, sui bilanci in deficit, sui governi più deteriori e deteriorabili, per cattiva organizzazione, per le riforme non eseguite in tempi utili e non sospetti, per i grandi rinvii, per le ottusità di esecutivi maneggioni e che non attuano riforme, conservando privilegi e loschi affari, anche a causa di poteri forti e potentati intoccabili, in ragione della malavita, del malcostume, non sostenuti da adeguate strutture, inchiavardati in lacci  e laccioli, da una demagogia cronica, da una burocrazia inefficiente, che alla lunga hanno provocato la rottura della fune a cui si aggrappavano economie spente, o zoppicanti fatte da governi inadempienti che non hanno mai guardato al di là del proprio naso-orticello, fatto di privilegi spiccioli, di voti interscambiabili, di ruberie, di stupri della politica, di sotterfugi e di compromessi che hanno provocato l'incestuoso congegno fallimentare di troppe forze in gioco. Oggi che i giochi fatti risultano essere fraudolenti e di gran lunga pericolosissimi per la tenuta della democrazia, ci accorgiamo senza mezzi termini che siamo "alle strette" vigilati speciali e sotto tutela di Stati più forti -europeisticamente- parlando, e siamo le ultime ruote del carro guidato da Merkel -Sarkozy. Ma la faccenda è più grave di quanto si possa pensare: la corsa sfrenata alla speculazione non si arresta. Bisogna essere tempestivi, ricorrere alle soluzioni possibili e ai ripari immediati. Bisognerà fondare una Banca Europea, emettere buoni del Tesoro con fondi del Mercato Comune, in modo che tutti abbiano le loro responsabilità in caso di mancato rispetto delle regole, che siano valide per tutti i Membri allo stesso modo, (non soltanto per i primi della classe). Non è più tempo di subire lo scempio di 2 o 3 poteri forti, che fanno il bello e il cattivo tempo, inceppando il sistema economico dell'intero occidente a scapito di paesi che non si fanno rispettare e sono succubi della politica internazionale.

Non si fermerà facilmente la corsa all'accaparramento delle risorse mondiali da parte di fantomatiche economie emergenti senza remore morali, né ideologie (ormai fuori controllo). Costoro vogliono riempire il loro salvadanaio (si fa per dire) fino a sgozzarsi, fino a naufragare nell'oro, costi quel che costi...E credo che la guerra sia appena iniziata, ne vedremo delle belle!!!

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21 novembre 2011 1 21 /11 /novembre /2011 13:34

di Ninnj Di Stefano Busà

 

Non basterà, dunque il Governo tecnocratico di Monti e company a far rinascere forte e rigoglioso il nostro Paese. Bisognerà amputare... amputare...amputare...Non si sa bene che cosa, e fino a quando e fin dove, dal momento che la carne risulta spolpata dall'osso fino in fondo e credo non vi siano più neppure brandelli.

Molte famiglie, forse troppe, non arrivano a fare la spesa e a pagare le bollette di luce, gas, mutuo, affitto, vitto.... Le aziende, le ditte chiudono i battenti, perché non hanno più liquidità e non riescono ad accedere a prestiti presso le banche. I furti nei supermercati alimentari sono in aumento esponenziale: non si rubano più ori, gioielli, chincaglierie di valore, ma alimenti, viveri di primaria necessità. E i ristoranti non sono pieni come incautamente facendo ridere l'Italia, ha sentenziato la nota stonata  (frase infame!) di un Berlusconi agiatissimo benestante che vede folla nei ristoranti di primo livello da lui frequentati. Ci sfido! chi ha soldi, continua ad averli!...nessuno finora glieli ha tolti, non c'è stata "patrimoniale" né una tassa volontaria per chi è straricco (intendo partimoni valutati oltre il miliarddo di euro.

E' questo il vero guaio: la sperequazione, un divario illegittimo e macroscopico tra la ricchezza dei magnati "speculatori-arraffatori" di denaro anche fa fondi neri,  (da qualunque parte esso provenga) fasce "alte" che si possono permettere yocht e panfili ancorati battenti bandiere panamensi o delle isole che detengono paradisi fiscali e gli altri? tutti gli altri?..quelli che non le possiedono di nessun tipo le entrate, incassano solo quei maledettissimi spiccioli da cassaintegrati, da pensioni minime, quelli sono i veri colpiti da questa crisi, i veri funestati dalla tzunami economico-finanziario di una deludente e ottusa politica del "chi se ne frega, qualcuno pagherà...), sono i pensionati, oppure quella che era la media borghesia di una volta che vedono allontanarsi la chimera di un posto legittimo per i loro figli, sono i piccoli risparmiatori che vedono scippati i loro risparmi, le liquidazioni di una vita intera messi nel conti correnti o investiti in bot o in titoli-spazzatura per la loro vecchiaia e che ora devono prosciugare per i loro figli e per sopperire alle temperie irrazionali di una classe politica nefasta, sono i giovani che non vedono nessun orizzonte delinearsi nel loro futuro e che non possono pagarsi una "cena al ristorante"berlusca, perché i più vivono alle spalle dei vecchi genitori, degli anziani che possono ancora usufruire di una minima somma a fine mese: soldini, spiccioli, tartassati, straziati dal caro-vita, dalle pessime gestioni politiche, senza acume, senza soluzioni atte a modificare l'assetto del timone in deriva,...  A questo punto c'è da chiedersi davvero, se valeva la pena istituire, progettare una Compagine  Europea di Membri male assortiti, senza aver creato prima le garanzie atte a sostenere l'albero maestro di questa imbarcazione che fa acqua da tutte le parti. In sei mesi o poco meno sono state fatte 2 manovre "finanziarie" si vocifera che una terza/quarta stia per arrivare, si vocifera che anche così, svenandoci,  non arriveremo a coprire il debito pubblico giunto a 190 miliardi di euro, e neppure a coprire il disavanzo annuale di detto debito pubblico. ..Davvero allora, qualcuno può ancora credere nell'eurodollaro, nel Mercato Comune Europeo? davvero si può pensare di andare avanti a forza di manovre finanziarie aggiuntive?senza andare a gambe all'aria. La Merlel si oppone ad un piano economico Finanziario di Banca Comune Europea che salvaguardi gli Stati membri in caso di necessità, ma è solo la Merkel ad avere voce in capitolo? a comandare in questo consesso di Stati? tutti gli altri sono sottomessi a lei? Allora è vero la frase "l'unione Europea è la Germania?

Come abbiamo fatto a diventare sudditi? come si è arrivati a tanto? Come si può pensare di venirne fuori? Questi e tanti altri ancora sono i rovelli che assillano gli Italiani e non solo, sembra che il prossimo Paese ad essere preso di mira sia la Francia di Sarkozy, e allora altro che ridere? Come si salveranno economie così grandi? Mi ppare di essere entrati in un ginepraio senza via d'uscite, in un tunnel di morte e di sgomento, che tutto lascia prevedere che una bella disfatta di questo enorme mostro megalopole senza testa, ma con tanti artigli per colpire e distruggere...

 

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19 novembre 2011 6 19 /11 /novembre /2011 09:52

di Ninnj Di Stefano Busà    RAPIDA E OTTIMA

 

INGREDIENTI: 2 dischi di pasta sfoglia da 300 gr. pronta, 1 confezione di crema pasticcera (pronta), 180 gr. di ricotta fresca, 80 gr. di zucchero, 200gr. di ciliegie, 1 tuorlo d'uovo, 1 nocina di burro (per ungere), 2 cucchiai di zucchero a velo.

 

Mescolate bene la ricotta con lo zucchero e la crema pasticcera. Ungete di burro una teglia col gancio rimovibile (o foderatela con carta-forno). Stendetevi il primo disco di sfoglia, punzecchiatelo coi rebbi di forchetta, versatevi dentro il composto di crema preparato, sistematevi sopra le ciliegie lavate e asciugate. Coprite con l'altro disco di sfoglia e sigillate bene tutto intorno alla teglia per evitare fuoruscite. Spennellate il tuorlo sbattuto sulla superdicie della torta e ponete in forno preriscaldato a 180° per 35/40 minuti (dipenderà dal tipo di forno). Estraetela, fatela raffreddare e sistematela in un bel vassoio . Spolveratela di zucchero a velo e servite.

 

 

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16 novembre 2011 3 16 /11 /novembre /2011 09:12

di Ninnj Di Stefano Busà

 

Quando si parla di zona-euro, quando si dice Unione Europea, quando si discetta sulle conventicole e sulle lobbies funanziarie che hanno generato la catastrofe planetaria e ribaltato i cardini di una realtà economico-finanziaria portando sul pianeta terra uno stravolgimento  superiore a una vera guerra, non si va troppo lontani...La guerra è finanziaria, prima si faceva coi carri armati degli invasori ora si fa a colpi di "defoult", una sorta di guerra stellare, fatta da burocrati pusillanimi che vogliono arraffare tutto il denaro della terra, mandando in rovina tre quarti del continente, perché la Cina, il Giappone, L'India territori emergenti e banchieri dalla vista acuta hanno deciso di annientare i paesi più vecchi, meno modernizzati e più arretrati nei confronti delle tecnologie e delle strategie ambigue e inique degli speculatori di turno.

I padri fondatori di una o più nazioni non sono uomini comuni: avrebbero dovuto  intuire, capire, saper interpretare le leggi di mercato, le strutture economico-finanziare, le situazioni psicologiche  dell'uomo, i risvolti storico-comportamentali dell'individuo preda della sua venalità, dei suoi egoismi, delle sue più ambigue e intollerabili miserie umane e socio-culturali.

Invece, non hanno fatto nulla per prevedere e arginare, seppure in parte, la nemesi storica.

L''abominevole situazione attuale era prevedibile anche da un "giurista" tecnocrate  di poca esperienza. Quando l'uono, (in questo caso, più uomini, sono lasciati soli in balìa dei loro più beceri e incontrollabili istinti, c'é di che rimanerne raccapricciati).

L'egoismo e l'egocentrismo dell'individuo hanno da sempre generato: guerre, genocidi, daspore, bagni di sangue, fame, miseria e povertà ovunque  hanno avuto modo di allignare.

NON SI DOVEVA CREARE L'EUROPA senza le regole interne che ne attuassero progetti comuni, programmi che alla lunga avrebbero portato quella congrega di uomini a dilaniarsi. Non ci vogliono "geni" per capire che le regole vanno dettate prima di realizzare le associazioni comunitarie, più sono grandi le comunità più regole si sarebbero dovute fissare, perché l'uomo da sempre è avido, traditore e vile. In lui alligna  la maledizione di Adamo, la nemesi storica di Caino e Abele che ritorna. Non vi possono essere società, aggregazioni di popoli, senza le dovute garanzie di poter gestire le infrastrutture interne agli accordi presi. Mi spiego meglio. Quando si è creata l'Europa Unita, si doveva prevedere un Organismo Terzo o, quanto meno, dettare le regole per gestire situazioni, differenze culturali, arbitrii e appetiti voraci di chi, da quella situazione volesse trarre il maggior guadagno, speculando in maniera illegittima e senza remore morali. La morale degli uomini e non il denaro dovrebbe regolare i rapporti tra gli uomini, ma non esistendo (spesso) la morale negli uomini, si giunge ad uno sfacelo tale che risulta non più gestibile e arginabile, ogni compromesso, come quello dei nostri giorni. Una Finanza impazzita, che gioca "a gatto e topo" con l'esistenza dei popoli e la loro stessa sopravvivenza sul pianeta, era prevedibile. Prima di creare la U.E, prima di creare la moneta unica per gli stati appartenenti, si doveva provvedere a creare una Banca Comune Europea, che salvaguardasse gli interessi della Comunità. Doveva essere creata una soluzione alternativa alla sola finalizzazione finanziaria che incamerasse denaro a fiume, senza regole né senso di cooperazione, di senso morale, di giustizia sociale e civile. La Storia avrebbe dovuto insegnare a questi Grandi uomini che hanno creato "il mostro", che non si può operare solo nel verso del capitalismo selvaggio, che non si può mettere in primo piano l'introito speculativo, nell'esclusione completa dei diritti dell'uomo. L'errore più grande è stato non capire, non voler tener conto delle diversità, delle differenze culturali, economiche, sociali e umani delle varie nazioni assemblate.

Ognuno porta con sè differiti livelli storico-ambientali, culture, logiche, tattiche, incursioni millantatorie ed egoismi che lacerano il tessuto comunitario e lo riducono a brandelli. Come si fa a pensare che la Germania, la Francia, l'Inghilterra non la facessero da padroni contro una Grecia, una Spagna, un Portogallo, un'Irlanda più arretrati, più poveri di mezzi, meno agguerriti non facessero la parte dei leoni nei confronti dei più diseredati? come si fa a non pensare che Paesi notoriamente facenti parte del Blocco dell'Est, aprendosi alla Storia e alla libertà, (dunque non partners adeguati, nè allineati allo stesso livello, ma paesi in arretratezza, messi improvvisamente  alla pari, assemblati a casaccio, da una politica becera e ottusa, potessero competere con i colossi europei, pronti a farli fuori in in un solo boccone)?

Come in una giungla senza altre leggi che quelle istintuali, primitive, ora abbiamo belve feroci che si sbranana. Questi padri fondatori hanno creato il corpo senza "la testa".

I nodi vengono al pettine, i collanti messi lì a viva forza, senza discernimento e criterio sono sotto gli occhi di tutti: il risultato è un vero disastro.

La mancanza di una Banca Centrale Europea che potesse salvaguardare diritti e doveri, adeguandoli in modo equo alle necessità delle genti, si è fatta impellente, la speculazione è divenuta una bomba ad orologeria, innescata e pronta ad esplodere e a trasformare il mondo occidentale in cenere. Chi potrà salvarci da un tale disordine planetario? da un tale tzunami che rischia di travolgere e annientare tutta la Comunità europea, ma si trascinerebbe l'intera esistenza del continente  e del contingente umano, perché da una simile follia non ci si salva facilmente, si giunge au un punto di "non ritorno" che tocca la tragedia e l'estinzione.

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14 novembre 2011 1 14 /11 /novembre /2011 18:15

Ninnj Di Stefano Busà, Quella luce che tocca il mondo, Bastogi, 2010. Con prefazione di  E.Giachery.

 

Quella luce che tocca il mondo è il bellissimo titolo dell'ultima fatica di NdSB, che consta di 80 liriche articolate in tre sezioni e tramate di  versi armoniosi e ombrosi/luminosi che ancorano la poetessa di Partanna alla linea novecentista di matrice simbolista-ermetica. Questa  valutazione non si fonda unicamente su elementi formali, ma anche sui temi privilegiati dall’autrice, ad es. l’assenza (opportunamente evidenziata nella partecipe prefazione di E.Giachery) che, stante la famosa intuizione di A.Bertolucci, diventa una “più acuta presenza”. La sua è una poesia pura, che non si contamina con le vicende e le miserie terrene (“Il mondo è senza eroi/vascello che inabissa i suoi marinai”, p.36), limitandosi a sfiorarle con un semplice colpo d'ala, cosicchè risultino sublimate e riscattare per il tramite di un linguaggio prezioso e terso, dalla purezza cristallina. Secondo Montale “i poeti laureati / si muovono soltanto tra le piante / dai nomi poco usati”. L’autrice, che a buon diritto appartiene alla categoria summenzionata, non si muove solo nel regno di Flora (viburno, convolvolo, vetrici, ecc.) ma lo oltrepassa di slancio (albedo, alidore, uligine, ecc.). Insomma NdSB, si mantiene fedele alla poetica seguita nelle precedenti opere, resistendo qui come là alle lusinghe dell'antinovecentismo, delle avanguardie vecchie e nuove e del disincanto postmodernista.

Si resta ammirati di fronte a tanta perizia, affinata in un lungo corso di militanza poetica e critica, su cui si sono pronunciati i più importanti critici letterari italiani. Si resta ammirati di fronte ad un respiro lungo che, di testo in testo, svolge l’avventura dello spirito, intessuta di meditazioni, slanci, ripiegamenti e accensioni. Queste poesie si distribuiscono variamente e tendenzialmente sull'asse verticale terra/cielo e conseguentemente sulle polarità luce/ombra e suono/silenzio, ma tale distribuzione non è ovviamente rigorosa dato che deve scontare quella che chiamerei la "visione fusionale" degli elementi delle tre coppie. Le parole, come prigioni michelangiolesche, tentano di liberarsi dall'ombra per farsi ricettacolo della luce. E non vi deve essere alcun dubbio che tale luce, senza rinnegamento del fenomeno fisico, è quella della poesia “che tocca il mondo” tanto quanto “tocca al mondo”.

 Le parole che il poeta pronuncia sono sempre una sfida al silenzio che le stringe da presso. Ciò è tanto più vero in questo libro dove la parola/tema "silenzio" è talmente ricorrente che non può essere ignorata (“C’è un discorso inconchiuso / tra me e il silenzio” si legge a pag.68). NdSB sa bene che la parola poetica, anzi ogni parola, si deve giustificare di fronte al silenzio e alla sua infrazione; deve essere perciò se non una parola assoluta, almeno una parola necessaria o urgente. E di necessità e urgenza si può e si deve correttamente parlare per Quella luce. Ma neanche il silenzio sfugge all’ambivalenza generale delle cose del nostro mondo. Ora assume una connotazione negativa come stato contiguo all’ombra (“La sconfitta è rimanere / fianco a fianco nel precipizio / d’ombre, nei silenzi arresi / dell’ultima imperfezione”, p.47); più spesso è premessa di rigenerazione e di apertura alla verità (“Ti rigeneri ai riflessi di un silenzio / che ti attraversa l’anima e ti narra / i pochi istanti di verità”, p.21) o approdo finale dell’anima inquieta (“E poi spingere l’anima a quel silenzio / che spande in mille rivoli l’aurora”, p.91).

La poesia di NdSB aspira a farsi canto: ora spiegato e effuso quando è la nostalgia del cielo che lo muove, ora umbratile e dimesso quando lo sguardo si posa sulla terra. E a proposito di quest’ultimo aspetto si deve porre in risalto un naturalismo continuamente rampollante e continuamente trasfigurato dal variare degli stati d’animo del soggetto. A questo punto mi pare evidente che la cifra di fondo di questa poesia è quella di un alto, superbo manierismo elegiaco, che riconosce le proprie radici e le proprie ascendenze nella coppia Pascoli-D'Annunzio  e nel Quasimodo prima maniera.

Quella luce che tocca il mondo appartiene per molti aspetti alla categoria dei libri conclusivi, cioè di quei libri dopo i quali è difficile se non impossibile immaginarne altri, ovviamente da parte dello stesso autore. A meno che non si voglia commettere l’errore di ripetersi. Ma NdSB è una donna e una poetessa capace di qualsiasi sorpresa.

                                                                                                   Giorgio POLI

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14 novembre 2011 1 14 /11 /novembre /2011 16:46

di Ninnj Di Stefano Busà

 

INGREDIENTI: 300 gr. di tagliolini freschi, 200 gr. di ricotta fresca, 150 gr. di asparagi, 1 spicchio d'aglio, 2 cucchiai di olio extravergine di oliva, 50 gr. di pecorino grattugiato, 4 foglie di basilico, 1 cucchiaio di Grand Marnier, sale, pepe nero in grani.

 

 

Lavate gli asparagi eliminando la parte dura del gambo, utilizzate solo le cime e pochissima parte del gambo. Lessatele per 5 minuti in acqua bollente salata. Scolateli, fateli intiepidire e frullateli in un mixer con il basilico, l'aglio e 2 cucchiai d'olio, Incorporate il composto di asparagi alla ricotta, aggiungete un cucchiaio di Grand Marnier e mescolate molto bene, lavorando per alcuni minuti con un cucchiaio di legno..

Scolate al dente i tagliolini, versatevi sopra la salsa preparata e trasferite in un piatto di portata, Cospargete sopra il pecorino grattugiato, i grani di pepe nero e servite caldo.

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